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n. 162 del 26 luglio 2008

Comunicato stampa n. 162/2008 di sabato 26 luglio 2008

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Preoccupazione del Cda per il “Decreto Brunetta”
“Il Consiglio di Amministrazione prende atto che nel recente D.L. 112/2008 sono contenuti numerosi articoli fortemente penalizzanti per il sistema universitario e manifesta ampia perplessità sulla sua valenza”. Così inizia la mozione approvata nel Cda dell'Università di Macerata il 25 giugno e ratificata ieri, venerdì 26 luglio relativamente alla “manovra estiva del governo.
 
“L’Università – prosegue la mozione - viene considerata alla stregua di un pozzo dove reperire risorse da destinare al rispetto dei parametri di stabilità finanza pubblica. Per di più, le risorse risparmiate non vanno a vantaggio dell’Università, ma confluiscono in un capitolo generale. Lo sviluppo economico e la competitività non possono prescindere dall’investimento in formazione e ricerca. Quest’ultimo provvedimento sembra andare in tutt’altra direzione. Nei fatti consiste in un ulteriore abbassamento della retribuzione dei docenti universitari, con particolare incidenza sulle nuove leve. A titolo di esempio, consideriamo la figura di un ricercatore universitario confermato nel ruolo al 1 gennaio 2009: da questo provvedimento riceverà un danno dopo 30 anni di anzianità nel ruolo di circa 173.000 euro trascurando gli aspetti previdenziali e le rivalutazione”.
 
Per quanto riguarda la possibilità per gli Atenei pubblici di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato, il Cda commenta:Tale opportunità sembra indirizzare il sistema universitario verso una completa trasformazione inseguendo forme di organizzazione che sono adottate in altri paesi, in cui è presente una struttura socio-culturale completamente diversa. I modelli organizzativi universitari non possono essere calati dall’alto, per poi essere adattati alle esigenze che si presentano nel nostro contesto”.
 
Per quel che riguarda il personale tecnico e amministrativo, nella mozione si dice che “la riduzione del fondo per il finanziamento della contrattazione integrativa e il drenaggio dei relativi ammontari mette in discussione quote ormai considerate fisse e continuative di salari già percepiti, a loro volta estremamente esigui”. Inoltre, con il forte vincolo sulle assunzioni, “si ripropone un blocco, anche se non totale, delle assunzioni senza lasciare all’autonomia delle Università la scelta, imponendo eventualmente, viceversa, un vincolo legato alla virtuosità dell’ateneo”.
 
“Questi provvedimenti - conclude il Cda nella mozione - preoccupano e rappresentano una forma di pesante ingerenza nell’autonomia degli Atenei. Risulta necessaria una seria riflessione da parte di tutte le componenti accademiche per evitare che possano essere introdotti dei cambiamenti le cui ripercussioni saranno difficilmente controllabili e che, di fatto, ingenereranno delle spirali involutive del sistema di ricerca – che, giova ricordarlo, costituisce uno dei motori centrali dello sviluppo di un Paese”.

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