n. 88 del 24 maggio 2011
Comunicato stampa n. 88/2011 di martedì 24 maggio 2011 | |
UniMc, centro di dibattito internazionale - Collaborazione consolidata con Wael Farouq, esponente di rilievo della cultura egiziana | |
L'Università di Macerata guarda sempre con maggior decisione al confronto internazionale, proponendosi come centro di dibattito anche relativamente a temi di scottante attualità e coinvolgendo personalità e studiosi di rilievo nel panorama mondiale. “L'applicazione del diritto islamico nell'Egitto Moderno. La Rivoluzione egiziana e la futura costituzione” è il titolo del seminario che Wael Farouq, filosofo, uno dei principali intellettuali egiziani della nuova generazione, docente dell’Università Americana del Cairo, terrà fino a giovedì 26 maggio alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Macerata. Già quaranta sono gli iscritti. Le lezioni si svolgeranno mercoledì dalle 9 alle 13 e giovedì dalle 9 alle 12. Quello con il professor Farouq è ormai un appuntamento fisso dell’offerta didattica dell’Ateneo. In qualità di visiting professor, il docente ha tenuto almeno un seminario ogni anno da quando è giunto per la prima volta a Macerata nel 2005 invitato dal professor Andrea Simoncini, oggi all'Università di Firenze, per tenere una conferenza, insieme alla vicepresidente della corte costituzionale egiziana Taheni al-Gibeli, allora molto interessata a sviluppare gli studi del diritto occidentale. Il seminario del prof. Farouq rappresenta un'occasione importante per poter approfondire la comprensione dei conflitti e dei cambiamenti sociali che stanno stravolgendo il mondo arabo, in particolare relativi alla situazione egiziana, e capire quali sono gli scenari che si stanno aprendo. "La presenza del prof. Farouq – ha detto il rettore Luigi Lacchè durante l'incontro di stamattina con la stampa - ci dice che l'Università di Macerata può assumere come uno dei principali elementi di sviluppo il rapporto di collaborazione con docenti e atenei stranieri. Stiamo crescendo molto sul piano dell'internazionalizzazione a tutti i livelli. Uno dei canali più interessanti è proprio quello dei visiting professor, la cui presenza permette di aprire una finestra sul mondo, come l'Egitto in questo caso. Dal prossimo anno accademico vorremmo che questo tipo di esperienze possano crescere ulteriormente". Il rettore ha ricordato i contatti instaurati tra l'Ateneo di Macerata e quelli dell'Africa. Uno dei primi è stato quello con l'Universita' di Gafsa, in Tunisia, dove Unimc ha organizzato corsi di lingua italiana e turismo, ora sospesi a causa delle recenti tensioni sociali. "Stiamo lavorando anche con la Turchia, con i Paesi del corno d'Africa: Etiopia, Somalia. La Facoltà di Scienze politiche sta iniziando un progetto con il Kenia. L'Università del futuro è questa: l'Università che ci collega con il mondo e che rappresenta un elemento di sviluppo complessivo del territorio" ha concluso Lacchè. L'incontro ha permesso di dialogare direttamente con il prof. Farouq, il quale "ha partecipato in prima persona alla rivolta e all'occupazione di piazza Tahir, vivendo giorno per giorno sul campo le preoccupazioni, gli umori, le sensazioni, le difficoltà e le paure", ha spiegato il prof. Valerio Calzolaio, ordinario di diritto privato comparato e organizzatore del seminario insieme ai professori Lacchè e Massimo Meccarelli. "Sono molto colpito - ha detto Farouq - dall'interesse degli studenti di conoscere la realtà egiziana e, più in generale, le altre culture. Il numero di partecipanti ai miei seminari è una promessa di un futuro migliore. Di solito stare qui a Macerata è un settimana di gioia". Quindi, ha proseguito parlando della situazione egiziana. La rivolta egiziana era prevedibile? "Nessuno si aspettava quello che è successo al Cairo, neppure i protagonisti della rivoluzione. Quando i giovani hanno iniziato questa rivoluzione il 25 gennaio, nessuno di loro aveva neppure pensato di rimuovere il presidente Mubarak. Le urgenze delle persone erano la libertà e la giustizia sociale. Le persone sono scese in strada non per un cambiamento, per una riforma. Per la prima volta questo gigantesco numero di persone sceso in piazza ha cambiato la realtà. Quello che è successo non è sorprendete per coloro che seguono attentamente la situazione in Egitto, perché già dal 2005 gli egiziani hanno fatto più di tremila manifestazioni pubbliche a tutti i livelli sociali,ma agivano separatamente, non insieme. L'iniziativa del 25 gennaio ha unito tutte le diverse forme di protesta degli anni precedenti. E per la prima volta gli egiziani hanno seguito non un leader, ma principi". L'influenza della rivolta in Tunisia La rivolta in Tunisia ha incoraggiato i giovani a scendere in strada, anche se gli stessi tunisini hanno detto di aver imparato da quanto accaduto negli ultimi cinque anni in Egitto, dove è partito un movimento, "Basta", che per la prima volta si è opposto al potere di Mubarak e al principio di successione che egli voleva imporre. Ma la rivoluzione in Tunisia è stata importante per la rivoluzione egiziana anche perché ha insegnato molte tecniche per resistere alle forze di sicurezza. Rivolta e internet "Alcuni dei leader della rivolta in piazza Tahir erano miei studenti e mi hanno detto: "Cominceremo la rivoluzione il 25 gennaio". La mia università è esattamente su piazza Tahir e nella pausa tra due lezioni sono sceso a vedere. Quel giorno alle 11 in piazza non c'era nessun civile, solo alcune migliaia di uomini delle forze di sicurezza. Ho chiamato i miei studenti, che mi hanno detto che la rivoluzione sarebbe iniziata alle 14. E' singolare che una rivoluzione possa essere pianificata e che i dettagli possano essere comparsi molto tempo prima su Facebook e su internet. Questa relazione tra mondo reale e virtuale rappresenta un profondo cambiamento nella storia della ragione araba, perché per la prima volta la gente scende in strada non per seguire un leader, un'ideologia o un partito, ma per seguire il proprio desiderio di libertà. Il carisma si è spostato dal'individuo alla comunità. Per la prima volta la gente non si aspetta un salvatore, ma ognuno assume su di sé assume la propria responsabilità e agisce per i propri diritti. E secondo me proprio questa assenza di una leadership è all'origine del successo della rivoluzione, perché il regime di Mubarak era di fronte a una realtà non tradizionale: non c'era un leader da affrontare, con il quale poter intavolare un dialogo per raggiungere un compromesso. Per affrontare questa rivoluzione, poteva solo o accettare o rifiutare le grandi richieste di liberà e giustizia sociale. Per la prima volta ci si è trovati di fronte non a una corrente ideologica o un partito, ma davanti alla forza di un principio". La crisi economica "Il vero nemico della rivoluzione egiziana è proprio la crisi economica. La sensazione sempre più diffusa è che quanto fatto dal 25 gennaio in poi sia stato contro gli interessi stessi delle persone che hanno manifestato. Tutto il supporto di cui ha bisogno questa rivoluzione è il sostegno economico. Il presidente Obama nel suo ultimo discorso ha detto che gli Stati Uniti daranno due milioni di dollari per sostenere la rivoluzione egiziana. Ottimo, ma il problema è che questi soldi saranno dati a partiti politici e organizzazioni non governative. E secondo me questi undici milioni di persone che sono scese in strada per chiedere la libertà sono in grado di proteggere il futuro di questa libertà, ma il problema non è di natura politica, ma economica". Un regime militare affidabile? "Non vorrei chiamarlo un regime militare. Dalla prima volta che l'esercito è sceso nelle strade egiziane, ha annunciato che non avrebbe sostituito il precedente regime e secondo me quanto successo in piazza Tahir farà riflettere moltissimo anche l'esercito stesso prima questo assuma qualsiasi iniziativa. E ancora una volta la garanzia sono le persone e piazza Tahir perché, solo una settimana dopo che Mubarak abdicasse, tutte quelle persone sono tornate in piazza contro l'esercito, che stava rallentando il processo di transizione". Il seminario, che si svolgerà nella Facoltà di Giurisprudenza, è promosso nell’ambito dei corsi di Storia del Diritto I e II e di Sistemi giuridici comparati e di Diritto privato comparato ed è aperto a tutti gli studenti, anche di altre Facoltà. Esso è anche destinato agli studenti dei corsi di dottorato in Storia del Diritto e in Diritto Privato Comparato e Diritto Privato dell’UE. Il seminario sarà tenuto in lingua inglese, con vari supporti didattici per facilitare la comprensione. La frequenza è obbligatoria e verrà certificata ai fini del conseguimento di n. 3 crediti formativi. La partecipazione è libera ma è necessaria l’iscrizione presso la segreteria del Dipartimento di Diritto Privato (cherubini@unimc.it). Wael Farouq Professore di Lingua araba all’American University del Cairo. Esponente di rilievo della cultura egiziana, Wael Farouq, nato in Egitto nel 1974, è professore di Lingua araba all’American University e docente di Scienze Islamiche alla Facoltà Copto-Cattolica di Sakakini di Il Cairo Ha tenuto conferenze in diverse Università internazionali, tra cui: Università di Macerat, Università Cattolica di Milano (Italia), Bologna e Università di Torino (Italia); New York University; Notre Dame University (Indiana, USA); Washington University e Università di Madrid (Spagna); ha pubblicato numerosi lavori di ricerca in arabo, italiano e inglese, così come il libro "Dio salvi la ragione ", in co-autore con il Papa Benedetto XVI. |