Mancini, "Il Ddl Gelmini può funzionare solo se si valorizza l'autonomia degli Atenei" Naro, "Riforma a costo decurtato" Cliccare sull'immagine per ingrandirla Oggi all'Università di Macerata, confronto tra il presidente della Crui, la Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Marco Mancini e il segretario generale del Cun, il Consiglio Universitario Nazionale, Fabio Naro, introdotti dal rettore Luigi Lacchè. "Questo disegno di legge – ha detto Mancini riferendosi al Ddl.240/2010, il cosiddetto decreto Gelmini di riforma delle Università - sembrerebbe contrario al percorso di autonomia seguito finora dalle Università. L'autonomia esiste, è un valore e questo modello autonomistico non ha prodotto solo guasti. Dal 2001 le Università hanno raddoppiato le entrate dall'esterno, riducendo l'incidenza dei trasferimenti dal Ministero. Gli atenei sono, quindi, migliori di molte altre strutture pubbliche. Una parte del finanziamento dello Stato ce la guadagniamo, o la perdiamo, in base a una valutazione: in quale altro ente pubblico accade questo? Questo nuovo modello di Università spinge affinché il momento terminale del processo sia oggetto di valutazione. Ma se questo meccanismo vuole essere coerente, deve portare a una nuova valorizzazione dell'autonomia. Fatemi lavorare, guardate cosa faccio e, se non sono bravo, mi bastonate. Tutto questo ha senso se io prendo decisioni liberamente, rendendo conto agli stakeholder". E, relativamente alle sollecitazioni secondo le quali le Università dovrebbero cercare il sostegno finanziario delle imprese, Mancini ha commentato: "Dove è l'impresa che si possa permettere di dare un contributo significativo a un ateneo? Non parliamo di un milione di euro, ma almeno di dieci, quindici milioni di euro". Il presidente della Crui ha puntato il dito contro l'eccessivo numero di vincoli che legano il bilancio universitario, un bilancio che, oltretutto, come ha sottolineato anche il segretario generale del Cun Fabio Naro, al termine dell'anno finanziario ancora deve ricevere il budget statale. "Dobbiamo agire rapidamente – ha sollecitato Mancini -. Insieme dobbiamo riuscire a convincere Governo e Ministero che, una volta applicata la riforma prevista dal Ddl 240, si possa costruire una reale autonomia per far funzionare questa macchina. E che devono fare anche da benzinai alla suddetta macchina", ha concluso, riferendosi alla stretta sui finanziamenti. Un argomento sostenuto anche da Fabio Naro. "L'Università – ha detto – ha contribuito a pagare la crisi economica del Paese. Il Cun deve favorire la fluidificazione delle procedure per realizzare la riforma nel più breve tempo possibile; una riforma applicata non a costo zero, ma a costo decurtato". Secondo Fabio Naro l'aspetto più innovativo della riforma consiste nello "spirito di riunificare nei dipartimenti ricerca e didattica", mentre la valutazione generica degli atenei "non ha nessun senso. Il meccanismo di valutazione si deve applicare a un livello tale in cui queste due missioni – didattica e ricerca – dell'Università siano contemporanee, come succede negli Stati Uniti, dove la valutazione viene condotta per aree disciplinari". |