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n. 187 del 24 settembre 2008

Comunicato stampa n. 187/2008 di mercoledì 24 settembre 2008

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Il Senato Accademico, "La Legge 133 minaccia l'intero sistema universitario" - A rischio la didattica, la ricerca e la competitività del Paese
Con una mozione il Senato Accademico dell’Università di Macerata valuta negativamente le disposizioni relative all’università previste dal recente Decreto legge 112/08, convertito nella Legge 133/08.
 
I gravi problemi che contraddistinguono il sistema universitario italiano non vengono affrontati, bensì aggravati dalle misure prese. Il sostanziale blocco del “turn over” imporrà agli atenei un progressivo ridimensionamento dell’offerta formativa. La riduzione del personale strutturato renderà impossibile rispettare i requisiti di legge previsti per la realizzazione di alcuni corsi di laurea. La situazione verrà aggravata dall’elevata età media del corpo docente, che determinerà brusche riduzioni del personale, e dalla scarsa flessibilità determinata dal fatto che moltissimi docenti già tengono più corsi del previsto.
 
L’assenza di sbocchi occupazionali accrescerà la tanto lamentata “fuga dei cervelli”, impoverendo la qualità dell’offerta formativa, oltre che della ricerca. La tendenza è di contrastare l’auspicabile complementarità fra ricerca e didattica: la prima verrà ostacolata dalla seconda, mentre questa non rifletterà le novità che emergono dalla prima.
Il taglio degli stanziamenti per il Fondo di Funzionamento Ordinario ridurrà le disponibilità finanziarie sia per la didattica sia per la ricerca. La prospettiva di trasformazione in fondazioni, nel migliore dei casi, determinerà il finanziamento della ricerca solo per le più remunerative per le imprese. Una simile soluzione può apparire positiva solo a chi non tiene conto della funzione che la cultura più generale esercita nella promozione dei prodotti italiani all’estero. Per accrescere la competitività di breve periodo si sta minando quella strutturale.
Di fatto, l’auspicato finanziamento privato non ci sarà, visto il bassissimo livello di fondi stanziati dalle imprese per la ricerca e lo sviluppo. Venendo meno i finanziamenti pubblici, peggiorerà ulteriormente sia la collocazione del paese nelle graduatorie internazionali di spesa in R&S sia la sua competitività complessiva.
 
Il Senato Accademico si riconosce pienamente nella posizione che, sul decreto, ha preso la Conferenza dei Rettori delle Università italiane. In particolare condivide il senso di preoccupazione per l'effetto che la riduzione di fondi avrà sul nostro sistema universitario e si associa alla richiesta che vengano “attivati gli interventi più opportuni per assicurare la loro restituzione al sistema e per ripristinare la piena autonomia degli atenei sia sotto il profilo finanziario sia sotto quello normativo-contrattuale, entro una riconsiderazione complessiva delle esigenze di miglioramento e rilancio dell’intero sistema universitario, superandone le criticità e i ritardi”.
 
In conclusione, ci si trova in presenza di una serie di misure che indeboliscono il sistema universitario. Il provvedimento peggiorerà la competitività e lo sviluppo. Con tutta probabilità la riduzione della capacità contributiva che ne conseguirà avrà effetti negativi anche sui conti pubblici.
 
Il Senato ha, quindi, invitato il rettore a coordinarsi con i vari organismi del mondo accademico e con le altre realtà istituzionali affinché si diffonda la critica alle misure prese e ci si adoperi per farle cambiare.

 

 

 

 


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