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n. 159 del 02 novembre 2011

Comunicato stampa n. 159/2011 di mercoledì 02 novembre 2011

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Il giornalista Roccuzzo presenta il libro "Mentre l'orchestrina suonava «Gelosia»"
Antonio-Roccuzzo.jpgDopo-domani, venerdì 4 novembre, alle ore 15.30 nell'Aula Magna dell'Università di Macerata il giornalista e caporedattore del Tg La7 Antonio Roccuzzo, autore del libro "Mentre l'orchestrina suonava "Gelosia". Crescere e ribellarsi in una tranquilla città di mafia", terrà il seminario"Non esiste giornalismo senza libertà" organizzato dalla Facoltà di Scienze della comunicazione.
 
Estate 1980. Un piccolo pregiudicato viene ucciso in una piazza del centro storico di Catania, nel bel mezzo della festa della Madonna del Carmine. Mentre l'orchestrina suonava "Gelosia" titolò il "Giornale del Sud". Le tre colonne in cronaca erano firmate da un giornalista ventiduenne entrato da poco a far parte di un agguerrito gruppo di giovani cronisti intransigenti che, armati di taccuini e Lettera 22, erano convinti di poter cambiare quasi tutto da soli, guidati all'assalto da un ultracinquantenne "ragazzino", disobbediente, scanzonato, irrispettoso, ribelle: Giuseppe (Pippo) Fava. Quattro anni dopo, l'assassinio di Fava per mano della mafia cambiò per sempre il destino di un'intera comunità e l'esistenza di quel drappello di reporter che, insieme a lui, aveva nel frattempo fondato il mensile "I Siciliani", la prima voce libera levatasi a denunciare apertamente la penetrazione di interessi e cultura criminali nelle viscere della città e dell'isola. Antonio Roccuzzo, l'autore della cronaca di quell'ormai lontano delitto, racconta ora la sua esperienza giovanile di formazione e il suo passaggio all'età adulta: la vita in una tranquilla città di mafia, inquinata dalla presenza di Cosa Nostra come da un morbo profondo e inarrestabile; la morte del padre e, quasi adempiendo una promessa, la scelta definitiva del giornalismo; l'incontro umano e professionale con Fava; le pressioni dell'ambiente, le inquietudini personali, i dubbi e infine il rifiuto di continuare a lavorare in Sicilia.

 

 

 

 

 

 

 


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